Nei monotipi a vela esiste un fenomeno curioso: nasce un modello di successo e poco dopo si sente il bisogno di fare una barca molto simile, ma un po’ più piccola o un po’ più grande.
Accade nel mondo delle derive, dove alla più elegante e veloce delle derive classiche, il Flying Dutchman progettato fra il 1951 e il 1952 da Conrad Gülcher e Uus Van Assen, succede il Flying Junior, pensato fra il 1954 e il 1955 da Uilke van Essen proprio come barca propedeutica al Flying Dutchman.
Qualcosa di simile è accaduta in tempi più recenti con il 49er, lo skiff olimpico progettato da Julian Bethwaite nel 1995, e il 29er nato dalla stessa matita nel 1998.
E accade anche che prima nasca la sorella minore e poi quella maggiore: al 420 nato fra il 1958 e il 1960 dall’incontro tra il progettista Cristian Maury e il cantiere Lanaverre, succede il 470 progettato da Andrè Cornu nel 1963. In entrambi i casi il nome della barca viene dalla lunghezza in centimetri dello scafo.
Ma accade anche nel mondo dei monotipi a chiglia fissa con il J24 progettato da Rod Johnstone nel 1976 e il J22 disegnato da Rodney Johnstone nel 1983. E poi con J80 e J70, e un po’ con il completamento di tutta la gamma di J boats.
Sempre negli Stati Uniti al progetto del Melges 24 del 1992 sono succeduti il Melges 32 (2005), e il Melges 20 (2008). Il Melges 17 è di fatto una barca completamente diversa rispetto alla gamma del cantiere Melges Performance Sailboat.
E in Italia non siamo stati da meno: all’Asso 99 è seguito il Joker. E all’Ufo OD è seguito l’Ufo 22, soprannominato Ufetto.
E c’è chi si ostina a chiamarli fratelli maggiori e minori, ma non sa che le barche sono femmine.