Compriamo il nostro Canadian 430 su Subito.it: adocchiato quando il prezzo era a 700 euro (decisamente troppi), aspettiamo che arrivasse a 400 euro prima di andarlo a vedere, per poi chiudere a 350 euro con in dotazione, oltre allo scafo, solo un paio di temi in legno.
Si presenta complessivamente in buono stato, con qualche botta qua e là, ma nulla di che. L’opera viva è con l’alluminio a vista e l’opera morta di un azzurro ormai sbiadito e completamente sverniciato in alcuni punti. Internamente il colore è crema è anche qui la vernice ha lasciato spazio all’alluminio a vista in alcuni punti.
Ci rivolgiamo ad un colorificio specializzato anche in prodotti per la nautica per chiedere un prodotto che potesse rimuovere la vernice esistente, ma, dopo qualche approfondimento, il saggio consiglio è di provare a tenere la vernice originaria come fosse uno strato di primer.
Prima di procedere ci viene consegnato un diluente per verificare che si trattasse effettivamente di una vernice bicomponente resistente, e che non venisse rimossa dalla prima sostanza chimica. Ci accorgiamo che, eccetto per una scritta posticcia con il nome della barca, il resto dello scafo ha una vernice resistente al diluente.
Quindi non rimuoviamo in nessun modo la vernice già esistente e procediamo solo a carteggiare, insistendo nel punto in cui è scritto il nome della barca oppure laddove la vernice è venuta via.
Carteggiando ci rendiamo conto che in alcuni punti è stato utilizzato del silicone per chiudere una crepa tra il piè di ruota e la chiglia, e in corrispondenza di un paio di rivetti. Decidiamo di togliere il silicone per far aderire al meglio il primer.
Poiché abbiamo dovuto rimessare la barca in un box senza corrente, procediamo con la carta vetro a mano, e poi, con degli stracci, andiamo a rimuovere completamente la polvere sedimentata sullo scafo.
Aspettiamo quindi giornate con condizioni ideali di temperatura e umidità per i processi di catalizzazione. Poi procediamo con una prima mano di primer epossidico bicomponente (Boero Defender) e seguiamo il consiglio di insistere soprattutto sui rivetti (e nei punti dove abbiamo rimosso il silicone).
Poi via anche con la seconda mano. Abbiamo utilizzato un contenitore graduato per catalizzare le giuste dosi di primer. La superficie complessiva è di pochi metri quadri e con un solo barattolo siamo riusciti a coprire opera viva ed opera morta con due mani.
Procediamo quindi a verniciare l’opera morta con una vernice bicomponente bianca (2 mani) e l’opera viva con un’antivegetativa bianca (2 mani). Il colore dell’antivegetativa non lo abbiamo potuto scegliere poiché sul l’alluminio di poteva mettere solo il bianco. E abbiamo scelto di non seguire la linea di galleggiamento, ma, a prua, abbiamo steso l’antivegetativa seguendo la struttura dello scafo.
Come motore abbiamo optato per un Mercury 9.9 4 tempi. Il venditore ci spiega che per i motori della parte più bassa di gamma il produttore è in realtà uno solo (Tohatsu), e che ogni produttore appone semplicemente il suo marchio.
Dopo aver assicurato la barca e il motore, ed esserci dotati selle dotazioni di sicurezza, procediamo con il varo.
La scelta del motore risulta essere azzeccata. Probabilmente le prestazioni, già ottime con un equipaggio di due persone, possono migliorare ulteriormente alzando lo specchio di poppa o optando per un motore 15 cavalli.
Purtroppo dopo un po’ di utilizzo e qualche sollecitazione le parti che erano state siliconate fanno entrare acqua a bordo. Procediamo quindi con L’alaggio e iniziamo a informarci per capire come risolvere il problema: con una saldatura? Oppure applicando della vetroresina?