Migliorare non significa essere perfetti

Per vincere in regata non è necessario essere i migliori in assoluto, ma è necessario essere più forti degli altri concorrenti. Basta un “corto muso” per poter vincere e non è necessaria (e nemmeno possibile) una supremazia totale. Qualora la supremazia totale si verificasse, dovremmo peraltro chiederci se non stiamo concorrendo in una competizione troppo poco sfidante per le nostre caratteristiche.

Allo stesso modo l’obiettivo dello sportivo in allenamento non è (e non può essere) un passo netto verso la perfezione, ma è una tensione costante al miglioramento. E lo stesso vale per la propria barca, che deve essere sviluppata e migliorata nel tempo.

In quanto tempo? Probabilmente uno sportivo ha bisogno di un paio di anni per riuscire a fare un salto di categoria, è un simile orizzonte temporale è necessario per un refitting completo di una barca se non la si affida ad un cantiere professionista.

Un simile orizzonte temporale scoraggerebbe i più, e rischia di paralizzare ogni intervento volto al miglioramento.

Come fare? Definito un obiettivo finale ad un paio di anni da oggi, è possibile iniziare a fare una lista degli interventi da fare e darsi delle priorità.

La “to do list” deve essere poi aggiornata con cadenza settimanale o mensile, tenendo traccia di ciò che è stato fatto e di ciò che è ancora da fare.

È possibile che nei due anni si rendano necessari nuovi interventi e quindi una nuova prioritizzazione. Poco male, la cosa più importante è partire, evitare l’immobilismo, migliorare e non essere necessariamente perfetti.